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ll nostro splendente principe nero

I suoi insegnamenti sono ancora un esempio per tutti i popoli


di Jesse Jackson

Da "Liberazione" del 27 febbraio 2005

 

Questa mia riflessione sulla vita di Malcolm X, a 40 anni dal suo assassinio, avviene alla luce di una profonda comprensione delle condizioni politiche, sociali ed economiche dell'America. Come altri grandi leader, Malcolm - che in seguito acquisì il nome di Haj Malik El Shabaaz - fu influenzato dal suo ambiente e dalle condizioni sociali della sua epoca.

Nel 1903, Web Dubois scrisse Souls of Black Folk, in cui profetizzava che la problematica centrale del XX secolo sarebbe stata quella della razza. Con l'ascesa del terrorismo interno, rappresentato dai vigliacchi predoni notturni del Ku Klux Klan, anche il movimento antirazzista ha iniziato a diffondersi presso gli afroamericani. Prima della fine del secolo, erano emersi due filoni di resistenza, condotti dal reverendo Martin Luther King e da Malcolm X. Benché le loro strade corressero in parallelo, erano ben distinte. King, che aveva studiato la filosofia cristiana e quella del Mahatma Gandhi, si concentrava sull'azione diretta nonviolenta per ottenere un mutamento paradigmatico nella politica sociale, e utilizzava la teologia della liberazione per rappresentare il razzismo come peccato morale nazionale.

Malcolm X, in gioventù, studiò la filosofia di Marcus Garvey ed elaborò una prospettiva nazionalista nera in risposta al fanatismo razzista. Negli appelli al governo statunitense affinché riparasse ai torti subiti dai neri, vedeva un modo per «portare il delinquente di fronte al suo stesso tribunale», e divenne famoso in tutta la nazione come la voce concreta della Nation of Islam, che spingeva la gente a un mutamento rivoluzionario «con ogni mezzo necessario». Il punto di vista di Malcolm X ebbe molto seguito tra gli studenti del college e tra gli adulti che non volevano "porgere l'altra guancia": ciononostante, la sua eredità non ruota intorno alla ribellione e all'appassionata oratoria, bensì intorno alla sua evoluzione intellettuale. Non dimentichiamo che Malcolm Little fu eletto rappresentante di classe in terza media. Ma dopo il brutale assassinio del padre per mano di razzisti bianchi, e dopo l'esaurimento nervoso che colpì la madre, Malcolm si ritrovò a vivere per strada, finendo anche in prigione. Mentre si trovava in carcere, riprese a studiare con disciplina e aderì alla Nation of Islam. Malcolm cambiò filosofia, passando dall'idea secondo cui gli anglosassoni erano l'incarnazione del male a una visione globale dell'umanità che comprendeva il bene e il male all'interno di tutte le etnie. 

Come già nei turbolenti anni '60, l'autenticità politica che caratterizza il pensiero di Malcolm X fu acclamata dal movimento studentesco degli anni Novanta a seguito dell'uscita del film di Spike Lee. L'immagine di Malcolm fu immortalata nell'abbigliamento, nell'arte, nei murales e dai gruppi rap. Al giorno d'oggi, la biografia di Malcolm è ricca di insegnamenti sotto tre aspetti. La sua passione per lo studio rappresenta un esempio brillante per i giovani che, in molti casi, considerano "attraente" ciò che è anti-accademico (...). L'insubordinazione di Malcolm dopo l'assassinio del padre è un esempio in negativo di quanto sia importante dare il giusto peso ai successi scolastici. In secondo luogo, il rifiuto opposto da Malcolm X ai comportamenti distruttivi insegna a obbedire a un sistema di valori che pone la dignità al di sopra dell'immagine (...). Infine, Haj Malik El Shabaaz rappresenta un esempio lampante del bisogno umano di ricercare una comprensione superiore (...). 

La vita e l'eredità di Malcolm sia nello studio, sia nell'agire quotidiano illuminano il nostro percorso giorno dopo giorno: la sua ribellione, la sua determinazione e la sua dignità arricchiscono tutti noi. Come Martin Luther King, anche Malcolm X è stato assassinato a 39 anni. Al grande Ossie Davis si deve la famosa frase, pronunciata nel discorso commemorativo per Malcolm X, con cui affermò che Haj Malik El Shabaaz era «il nostro splendente principe nero». Nella biografia di Malcolm X è ravvisabile un paradosso "principesco", in quanto da un lato era inflessibile sulla questione della dignità, e dall'altro si è rivelato assai malleabile per quanto riguarda la crescita intellettuale: emulare il suo fulgido esempio non può che giovare a tutti i popoli. 

Articolo tratto dal sito Common Dreams
(Traduzione di Sabrina Fusari)